Il DPCM del 25 ottobre scorso blocca nuovamente lo svolgimento di Fiere nazionali ed internazionali, aggiungendo ulteriore incertezza in un settore che timidamente stava ripartendo.

Eppure, la voglia di ripartire si era sentita forte, sia dagli enti fieristici che dagli stessi espositori che credono ancora fortemente nelle fiere di settore. Se da un lato sussiste ovviamente un’esigenza primaria di rispetto per la salute dei cittadini che giustifica la messa in atto di provvedimenti severi e il sacrificio da parte di tutti, dall’altro le misure intraprese dal Governo appaiono penalizzanti ulteriormente per il settore, senza giustificazioni.

Le manifestazioni, anche più di altri settori, sono fatte in sicurezza e applicando tutte le misure di contenimento Covid-19. Non ci sono dati di casi di contagio in queste manifestazioni. Non è stato rilevato nessun contagio in tutte le manifestazioni autorizzate in questo periodo, eppure le forze dell’ordine hanno più volte controllato trovando le stesse rispettose di tutti i protocolli e sicure al massimo.

Il rigidissimo protocollo di accesso e le regole sulla sanificazione potevano garantire un alto livello di sicurezza. Grande attenzione anche sul fronte del distanziamento: eventi da 200 persone in presenza sono stati fatti in location che prima ne ospitavano 700/800 con ingressi e uscite separate; segreterie con pannelli di plexiglass e accrediti con barcode badge a lettura ottico e obbligo assoluto di indossare la mascherine. Inoltre le location privilegiate di questi tempi sono state quelle con luce e areazione naturale, quindi finestrate.

Già nello scorso febbraio il settore è stato penalizzato più di altri, non si può permettere che questo mondo venga ancora una volta messo ulteriormente in ginocchio. Forse non sapete che dietro quegli stand ci sono famiglie che vivono di questo, ci sono persone che sperano di poter lavorare: la filiera degli allestimenti che al momento è esclusa da ogni aiuto da parte del Governo.

Le fiere internazionali inoltre sono appuntamenti indispensabili per la promozione dell’export dell’industria italiana – e lo sono soprattutto per il vastissimo tessuto di piccole e medie imprese manifatturiere, incluse le realtà artigianali più strutturate, che in tantissimi casi non hanno altri strumenti altrettanto efficaci per raggiungere i mercati esteri.